Homage to Bob Dylan – the man in me.
Omaggio a Bob Dylan – l’uomo in me.
I don’t know how it happened, we were just kids, late teenagers attending high school, running wild in the early seventies still roaring with the rebelliousness and the political fights of the previous decade. As for the Folk Revival in the US, we were a ’singing movement’ in love with the counterculture of the sixties, looking for a singing prophet. Dylan came to us a decade later, but it nonetheless struck hard: his anti-Tin Pan Alley voice, his rough folky guitar playing and his finger-pointing songs were arrows to our hearts. He became our idol, and we followed him down the line of his discography, in his turning electric and visionary, his lyrics more and more poetic and modernist, till the motorcycle crash of ’67 that abruptly put an end to his golden period, unchallenged until today. Other great glimpses of his genious would surface in the following decades, especially in the seventies, but to me 60s’ Dylan remains the real one, the true voice of another America in which we mirrored our dreams and ways.
That’s why I learned to play the guitar and the harmonica and to sing, and also why I studied English at University. My love for Bobby has never faded away and never will. Nothing compares to him in my cultural pilgrimage. That’s why I have collected these covers of mine to celebrate his 80th birthday: some are recent live performances, some rough home outtakes in preparation of a celebrating live event in June in my hometown I’ll have the honour to perform. One video a day will appear in my YouTube playlist ‘Dylan 80’ in the merry month of May. Thanks in advance for watching.
Happy 80th Birthday Mr. Dylan: may your song always be sung and may you stay forever young.
Non so come accadde, eravamo dei ragazzi, dei teenagers che frequentavano il liceo, che vivevano fuori dalle regole in quei primi anni settanta ancora carichi della ribellione e delle lotte politiche del decennio precedente. Come per il folk revival negli Stati Uniti, eravamo un ‘singing movement’ innamorato della controcultura degli anni sessanta, in cerca di un cantante –profeta. Dylan arrivò da noi un decennio più tardi, ma ciononostante ci colpì duro. La sua voce antimelodica, il suo modo folk e approssimativo di suonare la chitarra e le sue canzoni di protesta erano frecce che colpivano il nostro cuore. Divenne il nostro idolo e lo seguimmo nella sua produzione discografica, nel suo convertirsi ad un sound elettrico e ad una poetica visionaria, i suoi testi sempre più poetici e modernisti, sino all’incidente in moto del ’67 che di colpo pose fine al suo periodo d’oro, insuperabile a tutt’oggi. Altri grandi sprazzi del suo genio apparvero nei decenni successivi, specialmente negli anni settanta, ma per me il Dylan degli anni sessanta rimane quello autentico, la vera voce di un’altra America nella quale si specchiavano i nostri modi e i nostri sogni.
Per questo motivo ho imparato a suonare la chitarra, l’armonica e a cantare e ho studiato inglese all’università. Il mio amore per Bobby non è mai scemato e non si esaurirà mai. Nulla è paragonabile a lui nel mio percorso culturale. Per questo motivo ho raccolto queste mie cover per celebrare il suo ottantesimo compleanno: alcune sono recenti live, alcune sono outtake fatte in casa in preparazione di una omaggio dal vivo in giugno nella mia città che avrò l’onore di tenere. Grazie in anticipo a chi vorrà guardarle.
Buon ottantesimo compleanno Mr. Dylan, ‘possano le tue canzoni essere sempre cantate e possa tu rimanere per sempre giovane’.